giovedì 16 maggio 2013

Homage to Lady Day _ Tony Scott & Franco D’Andrea Quartet _ 1995


La Philology è silente da troppo tempo, e questo non è un bene.

L’ultima volta che ho sentito Paolo Piangiarelli, era incasinato per via del quasi totale blocco delle vendite dei suoi dischi, abbastanza abbattuto per via di un mancato riconoscimento del suo lavoro, aveva avuto dei problemi personali e, soprattutto, era preoccupato per aver ceduto il suo catalogo, o almeno i diritti di distribuzione dello stesso, ad un gruppo spagnolo che avrebbe dovuto renderlo nuovamente tutto disponibile online, sullo stile di iTunes.


Come sempre Paolo si è lasciato guidare dall’empatia e dal bisogno di calore umano, ma non aveva letto bene il contratto, che gli avrebbe restituito indietro pochi spiccioli, parte dei quali avrebbe dovuto girare lui ai musicisti, in cambio di un’esclusiva totalizzante sulla sua sterminata produzione.

Spesso mi chiedo come mai, almeno fino ad oggi, nessuno si sia mai avventurato in un’analisi completa e sfaccettata dell’avventura della Philology, come invece è avvenuto per la Splasc (h) di Peppo Spagnoli che ha almeno ricevuto un dossier esaustivo da parte di Alberto Bazzurro su Musica Jazz del novembre 2002. Eppure queste due etichette, insieme alla Red Records di Sergio Veschi, sono forse le uniche vaste documentazioni del jazz suonato in Italia tra gli anni ’80 e ’90. Ma Paolo Piangiarelli è stato spesso lasciato solo.


La prima volta che ho incontrato Tony Scott, è stato grazie al suono del suo clarinetto che, durante una delle torride estati romane di tanti anni fa, mi attrasse fin nei meandri dei giardini di Caste S’Angelo, dove questo tipo stravagante, in calzamaglia nera e cappellaccio, suonava buttato per terra con una danzatrice solitaria che gli volteggiava intorno.
Io non sapevo chi fosse.


Parlammo di emozioni, poesia e sentimenti e lui, stranamente, in quella magica nottata non sciorinò nemmeno un particolare della sua curiosissima storia, se non quello che traspariva dalle sfumature del suo strumento, se non ciò che si poteva percepire dagli accenti unici della sua voce.

Solo tempo dopo ebbi la possibilità d’incontrarlo con cognizione di causa, durante uno dei primi tributi a Massimo Urbani dopo la sua partenza. Io lo guardai con occhi nuovi, ma questa conoscenza non aumentò la suggestione dell’ascolto, perché la musica di Tony era così pura ed universale che non necessitava di spiegazioni. 


In questo curioso disco, in cui l’improvvisazione toccante e delicata di Franco D’Andrea sulle ballad tanto care a Billie Holiday vale da sola l’acquisto, le anime uniche di Tony e Paolo si raccontano per come sono.


Tony Scott ha voluto che la sezione ritmica registrasse tutti brani in trio, assoli compresi, pur essendo presente in studio durante la performance con tanto di clarinetto fuori dalla custodia, ed ha sovra inciso solo in un secondo tempo la sua poesia. Questo, ci ha tenuto a specificare nelle liner notes, per essere più libero di suonare la sua parte, senza “distrazioni di sorta”, in stretto contatto solo con il ricordo di Lady Day e, aggiungo io, per restare più fedele alla sua straordinaria personalità.


Paolo Piangiarelli, nonostante lo sgomento per la decisione improvvisa di Scott e la preoccupazione per un risultato anomalo dovuto alla mancanza di interazione tra il fiato solista e la ritmica, si è buttato nell’avventura ed ha fatto partire il nastro, eccitato e coinvolto all’improvviso.
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Il risultato di questa particolare sovra/incisione lo potete ascoltare da voi, fatta eccezione del brano Lover Man che è stato suonato in diretta dal quartetto ed ha fatto si che Tony Scott restasse in studio con Franco D’Andrea, producendo di getto un secondo capitolo di questo sentito omaggio a Billie Holiday, pubblicato con il titolo Body and Soul (Philology W119.2), di prossima condivisione.
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Nel catalogo Philology ci sono gemme che, prima o poi, raggiungeranno almeno in parte il valore che si meritano, e non intendo quello economico, che può essere utile ma dura poco.
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Nella storia di Paolo c’è almeno il merito di aver vissuto intensamente una passione fino in fondo, e questo non ha prezzo.

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Credits:

Label: Philology
Catalog#: W 109.2
Format: CD
Country: Italy
Recorded at Mu Rec Studio, Milan
July 19, 1995

Tony Scott (clarinet),
Franco D’Andrea (piano),
Attilio Zanchi (bass),
Gianni Cazzola (drums)
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Tracklisting:


1) Some Other Spring – 7:53
2) There's No Greater Love – 8:12
3) Everything Happens To Me – 10:31
4) Don't Explain – 8:50
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1) Good Morning Heartache – 6:32
2) You Are My Thrill – 9:15
3) Come Rain Or Come Shine – 7:16
4) Lover man – 9:05

1 commento:

  1. negli ultimi tempi mi ritrovo a leggere e rileggere favole (a volte le stesse) ma ad ogni nuova lettura provo a trovarci un briciolo di stupore in più per provare a comunicarlo alla mia unica e speciale uditrice.
    questa favola di Tony Scott l'ho ascoltata tante volte, ma è davvero un piacere farmela raccontare ancora una volta da una penna come la tua. ritrovo sempre lo stupore e la meraviglia di queste vite (lush lifes) così dense ed intense da farmi sognare un poco oltre. alla fine non diremo che vissero felici e contenti (non Lady Day e neppure Tony Scott: e anche Paolo Piangiarelli ha più di un cruccio) se non forse per quel Peter Pan che è D'Andrea.
    avevo questo disco in cassetta registrato da un amico con cui condividevo l'insana passione per Scott e per Lady Day: naturalmente quella cassetta ha preso chissà quale strada ed io sono lieto di riascoltare ancora questo disco. come una favola.
    ancora ed ancora.
    grazie

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