giovedì 14 febbraio 2013

“KIND of ZULU” : la traccia nascosta tra Jean 'King' Basquiat ed il Jazz


Quale relazione lega l’esasperato mascherone “blackface”, solitamente indossato dai performer bianchi nei “minstrel show”, una maiuscola G vergata in gotico tedesco che sormonta un misterioso codice alfanumerico, ed una scritta di servizio, parzialmente cancellata, invisibile agli occhi di chi pensa di poter vedere limitandosi a guardare?


Qual è il senso di avvicinare questi tre elementi, centrati sul più semplice e pregiato blu lapislazzulo, alla figura assemblata di un trombettista nero ritratto in posa classica, ad un’imbarazzata ma elegantissima sagoma appena accennata, piccola piccola e lasciata bianca e ad un sassofonista afroamericano in smoking e farfallino, divisa obbligata delle orchestre anni Venti?
.

E c’è pure un trombonista di marching band che arriva dalla nostra sinistra, o la sua silhouette dorata, pensate che possa far parte del gruppone o è uno che passa e se ne va?

Se state pensando che io stia delirando e se nemmeno il titolo palese di questo post vi viene in soccorso, forse è meglio che cambiate posto. Se invece pensate di aver capito di cosa io stia parlando o se siete solamente incuriositi da questa folta compagnia, restate seduti e continuate pure a leggere.
.

“King Zulu” è un grande ed atipico dipinto di Jean-Michel Basquiat del 1986, basato su una serie di immagini di storici musicisti di jazz, sopratutto di New Orleans, e interpretabile in diversi modi: come una celebrazione della creatività africana nelle Americhe nel corso delle epoche, come allusione alla “complessità” razziale del jazz delle origini, come commento alla musica “nera” (hip-hop) degli anni Ottanta, e come riferimento alle origini culturali familiari di Basquiat stesso. 
.

Molti critici e storici hanno sottolineato, non senza contrasti, l'esplicito omaggio di Basquiat nella sua opera a figure chiave della comunità afroamericana, particolarmente sportivi e musicisti; è naturale, anche se non ovvio per un artista della sua generazione, che tra queste figure si trovino importanti artisti jazz, da Charlie Parker e Dizzy Gillespie a Billie Holiday.

 .
Da vero appassionato di jazz Basquiat aveva percepito le qualità estetiche e magiche della più arida delle discipline tra le branche della musicologia jazzistica, la discografia. Una significativa foto lo ritrae di fronte a una tela in cui sono ripetuti, con o senza numeri di catalogo, i nomi di due etichette di grande importanza nella storia del jazz, che lo affascinavano per il suo significato simbolico: la Victor e la Bluebird. Nel suo quadro “Jazz” elenca, con i corretti numeri di matrice, le “alternate take” delle registrazioni di Charlie Parker del 1948 per la Savoy. E altre due sue opere, intitolate proprio “Discography One” e “Discography Two” sono costruite esclusivamente con i dati discografici di due celebri sedute di incisione, una di Charlie Parker e una di Miles Davis.
 .

Ma King Zulu non è solo un’imponente quadro intriso di precisi richiami che rimandano all’iconografia del pantheon culturale afroamericano, King Zulu è proprio un’altra cosa. King Zulu racconta un’insolita storia che si dipana attraverso l’intreccio di reali avvenimenti storici, King Zulu mischia i segni più riconoscibili ed evidenti attraverso una creativa manipolazione, tipica del collage, restituendoci una nuova e precisa collocazione degli eventi, King Zulu usa i codici e le parole, come fossero pennellate, per accedere nel mondo del non detto, permettendoci di seguirlo, per avvicinarsi all’universo ignorato dalla cultura dominante, al cosmo cancellato dalle storie precedenti, al creato dell’emotivo reale, eppur invisibile ai più.

 .
Allora ecco che quelle tracce sparse, apparentemente scollegate, si fanno segni significanti, e danno un senso armonico a quell’immensa volta celeste e bidimensionale, a cominciare dalla maschera che campeggia al centro del dipinto, proprio sopra alla scritta KING ZULU, un diretto riferimento alla partecipazione di Louis Armstrong alla celebre parata del martedì grasso di New Orleans nel 1949, sua città natale. 


Ecco che la G si stacca dalla sua forma ornamentale e prende vita, raccontando di una leggendaria etichetta discografica, la Gennett, che ha giocato un ruolo importante nella documentazione del primo jazz e del blues rurale, senza dimenticare la precisa identificazione del numero di catalogo che fa coincidere la citazione con una precisa seduta, e non quella che verrebbe facilmente in mente grazie ad una sorta di anagramma del titolo del quadro, lo Zulus Ball registrato della King Oliver and His Creole Jazz Band nel ottobre del 1923, con Louis Armstrong nella veste di seconda cornetta, che è un po’ il Santo Graal del collezionismo, di cui ad oggi si conosce l’esistenza di un’unica copia esistente, ma più precisamente Basquiat riporta il numero 5543-A, che identifica inequivocabilmente l’incisione di  Sensation, nel 1924, ad opera dei Wolverines, gruppo rinomato anche grazie alla tromba solista della band, Bix Beiderbecke, il più celebre di quel gruppo di musicisti bianchi che già prima della metà degli anni Venti dimostrò la possibilità di abbracciare l'estetica jazzistica, nata nella comunità afroamericana, da un background culturale euroamericano.
.

In questo modo, non solo Basquiat avvicina l’americano Bix nell’elenco dei suoi “angeli guerrieri” afroamericani, tra i quali non poteva non esserci Louis, ma racconta anche della reciproca stima e, in maniera occulta ai più, ne documenta precisamente anche l’incontro.

Questo è rappresentato in “King Zulu”, e molto altro, opera imponente per dimensioni e forza espressiva di Basquiat, interpretabile in diversi modi.

L'opera ha attratto l'attenzione dei critici, che ne hanno percepito l'importanza cruciale, ma senza le adeguate competenze trasversali alle arti, non hanno saputo cogliere appieno il significato storico e culturale di questo dipinto per la storia del jazz. Gianni Mercurio, curatore di un catalogo importante su Basquiat, va nella giusta direzione relazionando il titolo ed il brano di King Oliver, pur se con diversi errori, ma non approfondisce. Glenn O'Brien, scrive un articolo ricco di preziosi riferimenti ai molti legami tra il jazz, le altre musiche afroamericane, e la pittura di Basquiat, ma senza individuarne e analizzarne con precisione gli elementi costitutivi. 
 .
Nel catalogo della mostra “Il Secolo del Jazz”, Daniel Soutif si limita a indicare una vaga associazione con Armstrong con tale genericità da dimostrare una fondamentale incomprensione della densità di riferimenti: “Questa tela esibisce su un bel fondo blu un trombettista e qualche altro strumentista”.
 .

A mia modesta conoscenza, nessun critico aveva affrontato fino a qualche tempo fa quest’opera con la dovuta completezza.

Ma io, che amo da sempre il jazz quanto l’Arte visiva e non saprei dirvi se preferisco di più Charlie the First, Monk, Trane o Basquiat, io ho avuto la fortuna di ascoltare parte di questo racconto da Francesco Martinelli, che nel 2009 scrisse un breve testo a supporto dell’approfondita analisi che in queste righe io vi ho solo accennato e, da quel momento, mi si è aperto un mondo e da allora non guardo più nessuna opera senza cercare di sentirla in profondità.
.

Sabato 16 febbraio Francesco Martinelli sarà a Roma, per presentare personalmente questa interessante lettura di KING ZULU di  Jean-Michel Basquiat, presso BLUTOPIA, in via del Pigneto 116, dalle ore 19:30 in poi.
.

Martinelli ha recuperato le immagini dalle quali Basquiat ha tratto ispirazione per questo dipinto, evidenziando il creativo rapporto tra loro facendo risaltare le connessioni storiche, andando sotto la prima superficie visiva sulla quale si fermano gli sguardi distratti. La presentazione analizzerà il dipinto in dettaglio, identificandone le fonti iconografiche, e mettendole in relazione alle musiche che sottintendono. La combinazione delle immagini originali con le corrispondenti incisioni permette una reale comprensione dell'opera e la ricollocazione di Basquiat nella complessa trama della cultura e della musica africano americana dal jazz al rap.
.

Io non perderò questa occasione per niente al mondo e pure voi, se amate il jazz o la pittura, se vi appassionano entrambe o semplicemente volete ancora sentirvi vivi attraverso quell’istinto naturale che prende il nome di curiosità, fateci un salto, ne uscirete arricchiti o, quantomeno, in connessione con la parte più bella di voi stessi. 
.

“Come una stanza segreta in cui possono entrare solo coloro che sanno decifrare i codici nascosti per aprirne la porta, la pittura di Basquiat è una sfida per chi pensa di poter «vedere» limitandosi a guardare”
Gloria Jean Watkins aka bell hooks

*******************************


Basquiat (1960-1988) had become well known among artists ever since the early 80's, and he has since grown infamous. The man lived fast, intense, and brief. What he left behind is incredible art.

Now, it only takes a little reading into Jean for some mentioning of his incessant playing of music while producing. The majority of it? Jazz. Some 3,000 lp's were found in his NYC loft following his untimely death. It included many of the classics from Blue Note, and others who played before his hay day in neighboring Harlem. Here is a compilation of songs drawn from that collection, with the help of Gerard Basquiat, his father. All in all, 12 main staples in early jazz from the likes of Dizzy, Bird, Miles, and Coltrane. Salute Jean's jazz!



Credits:

AA.VV. Basquiat Salutes Jazz

Label: Prestige ‎
Catalog# PRCD-11031-2
Format: CD
Country: US
Released: 2005

Tracklist

 
1) Miles Davis – I'll Remember April - 7:57
Trumpet – Miles Davis
Alto Saxophone – Davey Schildkraut
Bass – Percy Heath
Drums – Kenny Clarke
Piano – Horace Silver
Recorded By – Rudy Van Gelder
Written-By – Raye*, De Paul*, Johnston*

2) Charlie Parker, Dizzy Gillespie,
Max Roach, Charles Mingus – Salt Peanuts - 7:41
Alto Saxophone – Charlie Parker
Bass – Charles Mingus
Drums – Max Roach
Trumpet – Dizzy Gillespie
Written-By – Gillespie*, Clarke*

3) Sonny Rollins – Kiss And Run - 7:10
Tenor Saxophone – Sonny Rollins
Trumpet – Clifford Brown
Bass – George Morrow
Drums – Max Roach
Piano – Richie Powell
Recorded By – Rudy Van Gelder
Written-By – Sam Coslow

4) Red Garland Quintet & John Coltrane
– Billie's Bounce - 9:24
Tenor Saxophone – John Coltrane
Trumpet – Donald Byrd
Bass – George Joyner
Drums – Arthur Taylor*
Piano – Red Garland
Recorded By – Rudy Van Gelder
Written-By – Charlie Parker

5) Sonny Stitt – Cherokee - 2:33
Alto Saxophone – Sonny Stitt
Bass – Gene Wright*
Drums – Art Blakey
Piano – Junior Mance
Recorded By – Rudy Van Gelder
Written-By – Ray Noble



6) Thelonious Monk Quartet – 'Round Midnight - 6:16
Piano – Thelonious Monk
Tenor Saxophone – Johnny Griffin
Bass – Ahmed Abdul-Malik
Drums – Roy Haynes
Recorded By – Ray Fowler
Written-By – T Monk*

7) Max Roach – It's You Or No One - 4:15
Tenor Saxophone – George Coleman
Trumpet – Booker Little
Bass – Art Davis
Drums – Max Roach
Tuba – Ray Draper
Recorded By – Jack Higgins
Written-By – Styne-Cahn*

8) Art Blakey & The Jazz Messengers – Caravan - 9:46
Tenor Saxophone – Wayne Shorter
Trombone – Curtis Fuller
Trumpet – Freddie Hubbard
Bass – Reggie Workman
Drums – Art Blakey
Piano – Cedar Walton
Recorded By – Ray Fowler
Written-By – Ellington*, Tizol*

9) Dizzy Gillespie – Be Bop (Dizzy's Fingers) - 4:31
Trumpet – Dizzy Gillespie
Guitar – Joe Pass
Bass – Ray Brown
Drums – Mickey Roker
Recorded By – Angel Balestier, Eric Miller
Written-By – Dizzy Gillespie

10) Charles Mingus Quartet plus Max Roach
– Haitian Fight Song - 5:27
Bass – Charles Mingus
Drums – Willie Jones
Piano – Mal Waldron
Tenor Saxophone – George Barrow
Trombone – Eddie Bert
Written-By – Charles Mingus

11) Fats Navarro with Tadd Dameron And His Band
–  Anthropology (No. 1) - 3:42
Tenor Saxophone – Allan Eager
Trumpet – Fats Navarro
Bass – Curly Russell
Drums – Kenny Clarke
Piano – Tadd Dameron
Written-By – Parker*, Gillespie*

12) Charlie Parker – Ornithology - 3:30
Alto Saxophone – Charlie Parker
Trumpet – Red Rodney
Bass – Tommy Potter
Drums – Roy Haynes
Piano – Al Haig
Written-By – Harris*, Parker* 
 

1 commento:

  1. Grazie :-)
    http://cosahoimparatooggi.com/2014/03/27/un-viaggio-nel-jazz-delle-origini-king-zulu-di-jean-michel-basquiat/

    RispondiElimina